mercoledì 2 marzo 2011

Ma perche' vi stupite?

Domanda attuale che mi gira da un po' in testa.
Il motivo e' semplice, generato dai commenti di colleghi e amici sulle gesta del famigerato Cavaliere d'Italia che tutti ben conosciamo. In particolare sul fatto che ci siano donne (e anche uomini), escort o come dir si voglia (il termine esatto e' uno solo e si lega al mestiere piu' vecchio del mondo), che girano intorno ai ricchi e potenti.
Saro' cinico, avro' una visione negativa del mondo, ma da sempre succedono cose del genere.
Non dico che sia giusto o che sia scusabile. Semplicemente non mi stupisco che una diciottenne stia prima con un settantaquattrenne e poi se ne voli all'estero per stare con un settantottenne che la fa partecipare al Ballo delle Debuttanti.
Sento gridare allo scandalo da piu' parti e quello che mi stupisce veramente e' non aver sentito queste grida anche negli anni passati.
Questa ragazza e' semplicemente il frutto del nostro mondo, dove si fa "carriera" vendendosi.
In passato (forse) passava piu' in sordina, (forse) ci si vergognava un po' di pubblicizzare le raccomandazioni in cambio di favori vari. Erano voci da corridoio che prima di diventare notizie certe si trasformavano in leggende metropolitane. Ora invece diventano quasi un vanto... purtroppo.
Proprio oggi e' uscita un'intervista a Ilaria D'Amico sul quotidiano Leggo intitolato sulla prima pagina "La morale e' cambiata, vendersi non e' un tabu'". Nulla di piu' vero. Ci voleva lei a dire una cosa cosi' ovvia? Forse si. Se fosse stato il Papa o un vescovo, sarebbe stato subito criticato aspramente.

Ma non siamo sessisti. Si parla delle donne, ma alla stessa stregua ci sono uomini che fanno lo stesso. Va molto di moda al giorno d'oggi vedere uomini giovani accompagnarsi a donne mature che potrebbero benissimo essere le loro madri. Questo non fa scandalo? Anche questi ottengono fama e soldi in cambio di prestazioni particolari.

Ma davvero tutti hanno un prezzo?
Vorrei tanto che non fosse cosi', ma siamo sinceri almeno con noi stessi: se ci offrissero qualcosa che desideriamo tantissimo sapremmo dire di no per amore dei nostri principi?
E' una domanda difficile a cui dare una risposta certa. Voi ci riuscireste?

giovedì 24 febbraio 2011

Un modo per conoscere le persone

Ci sono vari modi per conoscere le persone.
Dipende dalla profondita' che si vuole raggiungere, dalle sensazioni che si vogliono provare e scoprire e dal tempo che si vuole dedicare loro.
Qui voglio parlare di un particolare metodo da me usato per raggiungere l'anima delle persone speciali che mi circondano. E che, per mia fortuna, non sono poche, di questo non posso certo lamentarmi.
La mia timidezza mi ha sempre frenato, o, forse, e' stata la mia fortuna perche' ho imparato a sopperire alla mia scarsa loquacita' verbale prestando orecchio al mondo che mi circonda: ascolto con attenzione cio' che succede e viene detto e osservo i miei interlocutori. Questo e' un modo per conoscere a fondo le persone perche' la maggior parte di loro prima o poi fa intravedere il suo vero IO. In questo mondo dove l'apparire e' a volte piu' importante dell'essere (non bisogna nascondere la testa sotto la sabbia dicendo che quest'affermazione e' falsa!), non si puo' pensare all'apparire per il 100% del tempo. Dopo un po' si e' costretti a lasciar trasparire una parte di se'. E ascoltando con attenzione si arriva a scoprire questi momenti di sincerita', che ovviamente aumentano con l'approfondimento del rapporto che si instaura con gli altri.
Ma non basta. Bisogna andare oltre e trovare l'anima che si cela dentro le cose e gli essere viventi. Per farlo uso il disegno. In particolare, i ritratti.
Non e' stato un lavoro semplice, viste le mie origini tecnico-scientifiche. Non ho mai frequentato una scuola d'arte, a parte le poche ore di Educazione artistica durante le scuole medie inferiori. E non lo dico per darmi delle arie: voglio solo farvi capire che tutto si puo' fare, con il giusto impegno e la costanza.
Il mio spirito era diviso in due. da una parte l'amore per l'elettronica e i computer, dall'altra quello per l'arte (disegno e qualche verso "poetico" ogni tanto). Ha prevalso il primo, ma il secondo non si e' spento: ha covato sotto la cenere in attesa del momento propizio per riprendere almeno una parte del regno che gli era stato negato. E alla fine e' venuto fuori. O forse e' semplicemente sbocciato.
Cosi' mi sono dedicato ai ritratti.

Facciamo una piccola digressione.
Una foto e' solo apparenza? Ovviamente no, c'e' molto di piu' sotto: c'e' lo spirito del fotografo, ma anche quello del soggetto. Il ritratto e' lo stesso: c'e' la mano del ritrattista che ombreggia il soggetto, magari pensando solo alla luce e alle ombre che lo caratterizzano e che lui crede di vedere. Ma, in qualche modo, su di esse si riflettono le luci e le ombre dell'animo dell'artista. In questo modo un soggetto allegro puo' diventare triste, uno giovane invecchiare... e viceversa.
Ma parliamo di me. In fondo e' quello che si fa in queste pagine: parlare di noi stessi, che e' poi l'argomento che crediamo di conoscere meglio.
Io parto dalle fotografie per ricavare i miei ritratti.
Solo una volta non l'ho fatto, ho preferito la modella dal vivo, ma questa e' un'altra storia che, chissa', prima o poi riusciro' a raccontarvi.
Non si tratta di semplici fotografie, almeno quelle relative alle persone che conosco e che in fondo riesco a ritrarre meglio, quelle che mi danno piu' soddisfazione.
Andando contro tutte le leggi artistiche, inizio dagli occhi, senza calcare troppo, solo un accenno, e poi posiziono naso, bocca e infine contorno del viso e capelli. Di norma, credo che la strada da percorrere sia quella inversa, ma non ho mai pensato di essere uno che rispetta sempre le regole, almeno in campo artistico.
Tratteggiate queste parti fondamentali, il disegno sembra vuoto: ci sono queste linee a matita, semplici curve che magari da sole richiedono gia' parecchio tempo per azzeccare le giuste proporzioni.
Il disegno pero' non ha ancora la sua anima.
A questo punto arriva la parte veramente difficile: dargli vita.
Servono le ombre e la luce, serve accendere la scintilla in fondo a quegli occhi spenti. Ed e' di nuovo da qui che parto, aggiungendo il chiaro-scuro: le pupille, l'ombra proiettata dalle sopracciglia, gli zigomi, il naso che poco per volta prende forma, le labbra che possono diventare sottili oppure piene, aride o sensuali. E le ombre sul collo, sotto i capelli, sulle orecchie e, quando capita, sul resto del corpo.
Ora potete capire come imparo a conoscere le persone speciali, che non necessariamente sono quelle piu' belle. Perche' la bellezza va ben al di la' degli occhi azzurri o verdi, dei capelli biondi o neri, della giovinezza. O della perfezione.

Ma esiste la perfezione? Io non penso e forse faccio ritratti proprio per dimostrare questa tesi. Fino ad ora non l'ho trovata, ma matematicamente parlando, questo non prova nulla (la mia natura logica e' spuntata di nuovo!).
In fondo non e' la perfezione a rendere speciale un soggetto. Sono piuttosto i suoi piccoli "difetti" a renderlo piu' concreto e reale, piu' a portata di mano. Non sono forse bellissime le rughe intorno agli occhi e alla bocca quando una persona sorride oppure ride di gusto? Una pelle completamente liscia, tirata, assomiglia tanto (troppo) ad un guscio vuoto. E l'invecchiamento dei soggetti e' molto piu' affascinante dell'eterna giovinezza e dei continui ritocchi con la chirurgia plastica, perche' dice qualcosa di piu' della persona che stiamo guardando, ci fornisce nuovi indizi anche sulla sua natura interiore.
Ma non divaghiamo.

Il rischio di usare una foto potrebbe essere quello che il soggetto non sappia lasciar trasparire cio' che mi serve per catturarlo. E' qui che entra in gioco l'osservazione e l'ascolto precedenti, perche' gesti, sensazioni, pensieri e stati d'animo si sono accumulati, senza quasi che me ne accorgessi, per aiutarmi a dare vita al ritratto.
A volte, dopo il primo abbozzo, la foto non serve quasi piu': le ombre si posizionano da sole sul foglio e la mia "grande arte" consiste nel fermarle li' e impedir loro di scappare. Mi sembra quasi di essere davanti a quei giochi enigmistici dove bisogna annerire gli spazi per vedere il disegno celato.


Comunque non e' detto che sia tutto rose e fiori. A raccontarlo sembra semplice, ma non sempre lo e': un soggetto puo' rimanere ostico e non lasciarsi catturare. In questo caso, ci riprovo un paio di volte e se anche cosi' non va, be', forse sono davanti ad una foto sbagliata. O, al contrario, ad un soggetto stimolante, perche' in fondo non bisogna mai arrendersi. La vita e' fatta di continue sfide, e piu' sono difficili, piu' mi sento stimolato a vincerle.
Qualche volta mi sembra tutto cosi' impossibile che penso di aver raggiunto il fondo... ma anche questa e' un'altra storia.

Con questo chiudo: penso di essermi dilungato fin troppo, ma spero di essere riuscito a trasmettere a quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare fino a qui qualcosa di me. E' un modo come un altro per far conoscere me stesso. Se invece vi ho annoiato, be', non posso che chiedervi scusa e sperare nel vostro perdono.

Insegnanti e amici per tutta la vita

Vantaggi: Sono i nostri compagni di quel viaggio chiamato vita. Insegnano senza pretendere che impariamo. Ci offrono la loro amicizia e diventano un po' una nostra famiglia.
Svantaggi: Bisogna solo avere un po' di tempo da dedicargli. E purtroppo, come ogni cosa nella vita, non sono gratuiti.

Leggendo i vantaggi e gli svantaggi, nonche' il titolo, ho voluto omettere il soggetto di questo post. Forse qualcuno di voi l'avra' gia' intuito leggendo la maggior parte delle opinioni e recensioni che ho sparso per la rete, che sono dedicate ad alcuni di questi insegnanti e amici.
Cos'e' un amico? Be', un amico e' qualcuno che ci accompagna senza mai pretendere nulla, che ci consiglia nei momenti difficili, che ci vuole bene quando ne abbiamo bisogno, che ci sprona quando siamo stanchi e ci aiuta a rialzarci quando siamo a terra.
Forse la parola amico in questo caso non e' del tutto esatta: in fondo un amico lo e' per suo volere mentre in questo caso dipende tutto da noi, da come ci relazioniamo con loro e da come ci immergiamo nell'atmosfera che sanno creare.
Insegnanti? Si, in questo caso la parola puo' essere usata senza problemi perche' un insegnante e' qualcuno che riesce a farci imparare qualcosa di utile. Non sempre e' cosi', ma spesso capita. E sono insegnanti migliori di tanti altri perche' non valutano la nostra preparazione, non ci fanno esami per scoprire quanto sappiamo e non ci giudicano. Sono assolutamente imparziali.
Ma chi sono questi "Loro"?
Semplice: i libri.
Da sempre i libri hanno avuto nella mia vita un duplice scopo: essermi insegnanti, ed e' facile capire perche', ed essermi amici, perche' sono sempre stati al mio fianco. Forse la parola compagno sarebbe piu' indicata rispetto ad amico, ma in fondo non ha molta importanza.
Tutti i libri mi hanno insegnato qualcosa, anche quelli di avventura, di horror, i gialli... tutti. I personaggi, le storie, il modo in cui vengono raccontate, il linguaggio che viene usato: tutto questo mi ha insegnato qualcosa. A volte erano banalita', frasi che colpiscono velocemente per poi sparire nella narrazione degli avvenimenti. Eppure anche queste mi hanno dato da pensare e riflettere aiuta parecchio: i pensieri vorticano, si liberano, stimolano le famose cellule grigie di Poirot e si registrano negli angoli bui della nostra mente. Pensare aiuta a capire. E se si riesce a capire, allora si sa. Non e' importante imparare a memoria (parlo da ingegnere, ovviamente, perche' in altri tipi di professioni la memoria e' invece fondamentale) ma se si impara a ragionare, allora tutto risulta a portata di mano. Basta trovare i nodi giusti del problema e studiarli da tutti i punti di vista possibili. Se non si riesce a trovare una soluzione dopo tutto questo, allora forse una soluzione non c'e'. Ma il piu' delle volte significa solo che non abbiamo cercato nei posti giusti e che la ricerca deve andare avanti.
Ma sto divagando.
I libri sono degli ottimi insegnanti perche' non pretendono la mia attenzione, sono io che voglio dargliela. Se un argomento non mi piace o non mi interessa, e' facile chiuderli e passare ad un altro che forse riuscira' ad introdurmi nello stesso argomento, ma da un punto di vista che stuzzica meglio la mia mente e, perche' no?, la mia fantasia. Imparare in fondo significa avere un po' di fantasia: non si puo' provare tutto nella vita, ma immaginarlo? Certo che si puo' e questo mi apre nuovi orizzonti. C'e' anche da dire che mi sono imposto una regola: finisco ogni libro che inizio perche' non si sa mai cosa possono riservarti le pagine successive. A volte sono rimasto deluso, altre volte (la maggior parte) sono stato felicemente sorpreso e contento di essere andato avanti nella lettura. Diciamo che sono stato ripagato per la mia perseveranza.
Passiamo all'altro aspetto dei libri: essermi compagno e amico.
Be', io viaggio molto, sono un pendolare e conoscendo la situazione dei treni si puo' facilmente comprendere quanto tempo "libero" ho da riempire. I tempi di viaggio sono tutti tempi morti: in qualche modo bisogna riempirli. Se sono in compagnia, li riempio chiacchierando. Se non lo sono, allora mi rivolgo alla letteratura. E cosi' viaggio con la fantasia (sempre lei, certo): sono seduto sul treno e cammino con Frodo in terre selvagge e desertiche. Oppure ascolto Holmes suonare il suo violino mentre pensa alla soluzione di un caso. Assaggio un pezzo del cioccolato Wonka con Charlie. Faccio un volo sulla scopa di Potter durante una partita di Quiddich. Rifletto su un problema geometrico in compagnia di Eulero e Pitagora. Rincorro una regola per i numeri primi insieme ai grandi matematici del passato oppure discuto di relativita' con Einstein. Posso fare qualunque cosa io voglio ed essere chiunque: un re, un principe, un mago, un hobbit, un elfo, un delfino, un gufo, un pappagallo, uno scarabeo egiziano, un dittatore, un santone indiano, un malato terminale o un fantasma... Non ci sono limiti alla fantasia e ai giochi che un libro ti propone. E non ci sono limiti di modestia perche' i libri non fanno distinzione di classe, parlano con tutti indifferentemente: Stephen Hawking parla, attraverso i suoi libri, di buchi neri e astronomia con chiunque abbia voglia di ascoltarlo.
Sembra una pubblicita' questa, vero? In fondo forse lo e' perche' mi dispiace sentire di tanti ragazzini che passano il loro tempo davanti ai videogames e alla televisione mentre potrebbero spenderlo meglio con un buon libro. Ne "La fabbrica di cioccolato" di Dahl c'e' una canzoncina cantata dagli Umpa-Lumpa che ribadisce questo concetto e vi consiglio di andarla a leggere (non l'ho riportata qui, perche' voglio stuzzicare la vostra curiosita').
Un po' di tempo fa qualcuno mi ha riportato una frase di Calvino che mi ha colpito: 
"Leggere un libro significa conoscerne il protagonista, e possibilmente diventargli amico" 
Non ho piu' avuto modo di continuare la discussione con questa persona, ma mi sarebbe piaciuto. Sosteneva che era "... addirittura SACRILEGO dire che il signore degli anelli sia un capolavoro che solca ogni orizzonte, in quanto posto minimo 7 spanne sotto i veri capolavori. Che dire allora di:"il ritratto di Dorian gray", "la storia" della morante, "il visconte dimezzato" e gran parte dei libri di Calvino, i capolavori di Hesse, oppure libri più datati come "l' Orlando furioso" o la stessa "Divina commedia"!!!!!!Non c è dubbio, a mio parere nel dire che un "masterpiece" non può lasciare indifferente il lettore ma deve necessariamente sconvolgerlo interiormente" 
Quello che dava al "Signore degli anelli" il titolo di capolavoro che solca ogni orizzonte ero ovviamente io. Ho risposto dicendo che "...il fatto che a scriverlo non sia stato Calvino o Dante o Hesse ma un "semplice" Tolkien non lo declassa di sicuro. [...] Se guardiamo poi la tua citazione di Calvino [...], be', non preclude alcun genere. Non si riferisce alla narrativa, alla storia, al fantasy, alla fantascienza, al giallo o altro ancora. Parla solo del protagonista, un qualcuno (non necessariamente umano) che si trova in ogni libro. Se poi io mi affeziono ad un tipo come Harry Bosch protagonista dei romanzi di Connelly oppure all'Hobbit Frodo di Tolkien oppure agli avvocati di Grisham e ne divento amico, be', in fondo sono tutti opera di fantasia, amici immaginari che sono in pratica un rimasuglio dell'infanzia trasposto nelle pagine di romanzi per me bellissimi e che sono paragonabili ad una rimpatriata." 
Questa la discussione.
Attenti, non la riporto qui per spirito polemico ma solo perche' mi piacerebbe conoscere i pareri di tutti voi. Magari riuscirete a dirmi se e dove sbaglio nel mio giudizio.
Continuo a vedere i libri come i componenti di una stessa famiglia, solo appartenenti a rami diversi, che sono poi i generi. E tra questi sottoinsiemi non e' possibile fare confronti. Sarebbe come confrontare il Silmarillion di Tolkien alla Divina Commedia di Dante. Be', in verita qui il genere mi sfugge perche' la Divina Commedia, se non guardiamo il modo in cui e' scritta, non e' in fondo un grande racconto fantasy? Non possiamo certo prenderla come libro storico, no?
Si, qui ho voluto lanciare una provocazione enorme che lascio raccogliere a chi di voi vuole continuare la discussione.
Con questo chiudo. Posso augurarvi, "Buona lettura a tutti", sempre che questa opinione non ve ne abbia fatto passare la voglia.