giovedì 24 febbraio 2011

Un modo per conoscere le persone

Ci sono vari modi per conoscere le persone.
Dipende dalla profondita' che si vuole raggiungere, dalle sensazioni che si vogliono provare e scoprire e dal tempo che si vuole dedicare loro.
Qui voglio parlare di un particolare metodo da me usato per raggiungere l'anima delle persone speciali che mi circondano. E che, per mia fortuna, non sono poche, di questo non posso certo lamentarmi.
La mia timidezza mi ha sempre frenato, o, forse, e' stata la mia fortuna perche' ho imparato a sopperire alla mia scarsa loquacita' verbale prestando orecchio al mondo che mi circonda: ascolto con attenzione cio' che succede e viene detto e osservo i miei interlocutori. Questo e' un modo per conoscere a fondo le persone perche' la maggior parte di loro prima o poi fa intravedere il suo vero IO. In questo mondo dove l'apparire e' a volte piu' importante dell'essere (non bisogna nascondere la testa sotto la sabbia dicendo che quest'affermazione e' falsa!), non si puo' pensare all'apparire per il 100% del tempo. Dopo un po' si e' costretti a lasciar trasparire una parte di se'. E ascoltando con attenzione si arriva a scoprire questi momenti di sincerita', che ovviamente aumentano con l'approfondimento del rapporto che si instaura con gli altri.
Ma non basta. Bisogna andare oltre e trovare l'anima che si cela dentro le cose e gli essere viventi. Per farlo uso il disegno. In particolare, i ritratti.
Non e' stato un lavoro semplice, viste le mie origini tecnico-scientifiche. Non ho mai frequentato una scuola d'arte, a parte le poche ore di Educazione artistica durante le scuole medie inferiori. E non lo dico per darmi delle arie: voglio solo farvi capire che tutto si puo' fare, con il giusto impegno e la costanza.
Il mio spirito era diviso in due. da una parte l'amore per l'elettronica e i computer, dall'altra quello per l'arte (disegno e qualche verso "poetico" ogni tanto). Ha prevalso il primo, ma il secondo non si e' spento: ha covato sotto la cenere in attesa del momento propizio per riprendere almeno una parte del regno che gli era stato negato. E alla fine e' venuto fuori. O forse e' semplicemente sbocciato.
Cosi' mi sono dedicato ai ritratti.

Facciamo una piccola digressione.
Una foto e' solo apparenza? Ovviamente no, c'e' molto di piu' sotto: c'e' lo spirito del fotografo, ma anche quello del soggetto. Il ritratto e' lo stesso: c'e' la mano del ritrattista che ombreggia il soggetto, magari pensando solo alla luce e alle ombre che lo caratterizzano e che lui crede di vedere. Ma, in qualche modo, su di esse si riflettono le luci e le ombre dell'animo dell'artista. In questo modo un soggetto allegro puo' diventare triste, uno giovane invecchiare... e viceversa.
Ma parliamo di me. In fondo e' quello che si fa in queste pagine: parlare di noi stessi, che e' poi l'argomento che crediamo di conoscere meglio.
Io parto dalle fotografie per ricavare i miei ritratti.
Solo una volta non l'ho fatto, ho preferito la modella dal vivo, ma questa e' un'altra storia che, chissa', prima o poi riusciro' a raccontarvi.
Non si tratta di semplici fotografie, almeno quelle relative alle persone che conosco e che in fondo riesco a ritrarre meglio, quelle che mi danno piu' soddisfazione.
Andando contro tutte le leggi artistiche, inizio dagli occhi, senza calcare troppo, solo un accenno, e poi posiziono naso, bocca e infine contorno del viso e capelli. Di norma, credo che la strada da percorrere sia quella inversa, ma non ho mai pensato di essere uno che rispetta sempre le regole, almeno in campo artistico.
Tratteggiate queste parti fondamentali, il disegno sembra vuoto: ci sono queste linee a matita, semplici curve che magari da sole richiedono gia' parecchio tempo per azzeccare le giuste proporzioni.
Il disegno pero' non ha ancora la sua anima.
A questo punto arriva la parte veramente difficile: dargli vita.
Servono le ombre e la luce, serve accendere la scintilla in fondo a quegli occhi spenti. Ed e' di nuovo da qui che parto, aggiungendo il chiaro-scuro: le pupille, l'ombra proiettata dalle sopracciglia, gli zigomi, il naso che poco per volta prende forma, le labbra che possono diventare sottili oppure piene, aride o sensuali. E le ombre sul collo, sotto i capelli, sulle orecchie e, quando capita, sul resto del corpo.
Ora potete capire come imparo a conoscere le persone speciali, che non necessariamente sono quelle piu' belle. Perche' la bellezza va ben al di la' degli occhi azzurri o verdi, dei capelli biondi o neri, della giovinezza. O della perfezione.

Ma esiste la perfezione? Io non penso e forse faccio ritratti proprio per dimostrare questa tesi. Fino ad ora non l'ho trovata, ma matematicamente parlando, questo non prova nulla (la mia natura logica e' spuntata di nuovo!).
In fondo non e' la perfezione a rendere speciale un soggetto. Sono piuttosto i suoi piccoli "difetti" a renderlo piu' concreto e reale, piu' a portata di mano. Non sono forse bellissime le rughe intorno agli occhi e alla bocca quando una persona sorride oppure ride di gusto? Una pelle completamente liscia, tirata, assomiglia tanto (troppo) ad un guscio vuoto. E l'invecchiamento dei soggetti e' molto piu' affascinante dell'eterna giovinezza e dei continui ritocchi con la chirurgia plastica, perche' dice qualcosa di piu' della persona che stiamo guardando, ci fornisce nuovi indizi anche sulla sua natura interiore.
Ma non divaghiamo.

Il rischio di usare una foto potrebbe essere quello che il soggetto non sappia lasciar trasparire cio' che mi serve per catturarlo. E' qui che entra in gioco l'osservazione e l'ascolto precedenti, perche' gesti, sensazioni, pensieri e stati d'animo si sono accumulati, senza quasi che me ne accorgessi, per aiutarmi a dare vita al ritratto.
A volte, dopo il primo abbozzo, la foto non serve quasi piu': le ombre si posizionano da sole sul foglio e la mia "grande arte" consiste nel fermarle li' e impedir loro di scappare. Mi sembra quasi di essere davanti a quei giochi enigmistici dove bisogna annerire gli spazi per vedere il disegno celato.


Comunque non e' detto che sia tutto rose e fiori. A raccontarlo sembra semplice, ma non sempre lo e': un soggetto puo' rimanere ostico e non lasciarsi catturare. In questo caso, ci riprovo un paio di volte e se anche cosi' non va, be', forse sono davanti ad una foto sbagliata. O, al contrario, ad un soggetto stimolante, perche' in fondo non bisogna mai arrendersi. La vita e' fatta di continue sfide, e piu' sono difficili, piu' mi sento stimolato a vincerle.
Qualche volta mi sembra tutto cosi' impossibile che penso di aver raggiunto il fondo... ma anche questa e' un'altra storia.

Con questo chiudo: penso di essermi dilungato fin troppo, ma spero di essere riuscito a trasmettere a quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare fino a qui qualcosa di me. E' un modo come un altro per far conoscere me stesso. Se invece vi ho annoiato, be', non posso che chiedervi scusa e sperare nel vostro perdono.

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